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Verifiche in 22 città sugli obblighi di comunicazione dei rapporti finanziari L'Agenzia delle Entrate: "Si è aperta la partita dei controlli" Fiamme Gialle, blitz antievasione Nel mirino le banche svizzere Fiamme Gialle, blitz antievasione Nel mirino le banche svizzere 2009-10-27 |
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2009-10-26
CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-10-27 controllate 76 filiali Blitz del Fisco nelle filiali delle banche svizzere e in quelle vicine a San Marino Nel mirino il corretto adempimento degli obblighi di comunicazione all'Archivio dei rapporti finanziari Un finanziere negli archivi del Fisco (Ansa) Un finanziere negli archivi del Fisco (Ansa) MILANO - Un vero e proprio blitz. Sono infatti settantasei le filiali di banche svizzere e quelle di banche italiane di emanazione elvetica o comunque ricollegabili ad intermediari elvetici o con sedi territorialmente vicine a San Marino, controllate oggi dagli agenti del Fisco. Il corretto adempimento degli obblighi di segnalazione dei rapporti con la clientela, da parte di questi operatori, è infatti considerato particolarmente importante dal Fisco italiano, soprattutto ai fini delle indagini in tema di evasione fiscale internazionale. Nel mirino degli 007 il corretto adempimento da parte di banche e intermediari finanziari degli obblighi di comunicazione all'Archivio dei rapporti finanziari, imposti alle banche ed altri intermediari finanziari, di tutti i rapporti intrattenuti con la clientela e delle operazioni svolte al di fuori di rapporti continuativi. LA NOTA - "Si è così aperta, su un primo campione di soggetti a particolare rischio - spiega una nota dell'Agenzia delle entrate - la partita dei controlli che ha l'obiettivo di garantire il preciso e puntuale rispetto degli obblighi di comunicazione e, dunque, la completezza dei dati contenuti nell'Archivio dei rapporti finanziari. Informazioni che rivestono fondamentale importanza ai fini della lotta agli illeciti fiscali internazionali e, più in generale, del contrasto all'evasione". L'Archivio è alimentato dalle comunicazioni relative ai rapporti continuativi intrattenuti con la clientela esistenti, a partire dalla data dell'1 gennaio 2005, alle operazioni poste in essere al di fuori di un rapporto continuativo con l'esclusione delle operazioni di versamento effettuate tramite bollettino di conto corrente postale per un importo unitario inferiore a 1.500 euro, nonchè ai rapporti diversi da quelli intrattenuti con i titolari dei rapporti continuativi o delle stesse operazioni extra-conto (procure e deleghe). Le comunicazioni devono avvenire, in via telematica, con cadenza mensile. Ad oggi l'Archivio censisce oltre 950 milioni di rapporti ed oltre 90 milioni di soggetti con operazioni extra-conto. Sono obbligati a effettuare le comunicazioni: le banche, la società Poste italiane, gli intermediari finanziari, le imprese di investimento, gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le società di gestione del risparmio e ogni altro operatore finanziario. Si tratta, complessivamente, di circa 13.000 operatori. L'obbligo ricade anche sulle filiali estere di operatori italiani e, ovviamente, su quelle italiane di operatori esteri.
27 ottobre 2009
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2009-11-01 La decisione unilaterale annunciata dal presidente della Confederazione Merz I rapporti tra i due Paesi sono deteriorati a causa della recente normativa fiscale Scudo, la Svizzera interrompe negoziati su doppia imposizione Scudo, la Svizzera interrompe negoziati su doppia imposizione Il presidente svizzero Merz (a destra) con il collega austriaco Fischer ROMA - I rapporti tra Italia e Svizzera in materia fiscale si fanno sempre più tesi, e il presidente della Confederazione elvetica e ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz annuncia la decisione di interrompere i negoziati sulla doppia imposizione fiscale. Alcuni giorni fa Merz aveva stigmatizzato quelli che aveva definito i 'recenti attacchi' da parte italiana alla piazza finanziaria ticinese in materia fiscale. Il deterioramento delle relazioni tra i due Paesi è dovuto in particolare alla decisione del governo italiano di varare lo scudo fiscale, che faciliterà il rimpatrio di ingenti capitali depositati soprattutto nelle banche svizzere. "Berna ha interrotto i negoziati relativi ai nuovi accordi sulla doppia imposizione con l'Italia", ha fatto sapere Merz in un intervento pubblicato oggi nell'edizione domenicale del quotidiano Blick. I negoziati bilaterali riguardavano la revisione della Convenzione di doppia imposizione per integrare i nuovi standard per lo scambio di informazioni. Nei giorni scorsi una settantina di filiali di banche svizzere sono state controllate da agenti del fisco italiano: nel mirino "il corretto adempimento da parte di banche e intermediari finanziari dell'obbligo di comunicazione all'archivio dei rapporti finanziari". (1 novembre 2009)
2009-10-28 Dura reazione al blitz in 76 istituti bancari. Convocato l'ambasciatore Per gli 007 italiani non sono stati rispettati gli obblighi di segnalazione Scudo, Alta tensione Italia-Svizzera "E' una razzia per le nostre banche" GINEVRA - Il governo svizzero ha convocato per oggi pomeriggio l'ambasciatore italiano a Berna, Giuseppe Deodato. Gli chiederà spiegazioni sul blitz compiuto ieri dalla Guardia di Finanza e dall'Agenzia delle Entrate in 76 filiali di istituti finanziari svizzeri in Italia. Il ministro degli Interni elvetico, Pascal Couchepin, ha definito l'operazione delle Fiamme Gialle "un atto discriminatorio", addirittura una "razzia" nei confronti delle banche elvetiche. Secondo gli 007 italiani, invece, gli istituti di credito passati al setaccio non avrebbero rispettato gli obblighi di segnalazione dei rapporti con la clientela, pratica considerata fondamentale ai fini delle indagini sull'evasione fiscale. Già nei giorni scorsi, contro le misure in tema di evasione contenute nel provvedimento sullo scudo fiscale era sceso in campo Hans Rudolf Merz, presidente della Confederazione svizzera, che si era detto "preoccupato per il modo di procedere dell' Italia". L'intervento di Merz era stato sollecitato dal governo del Canton Ticino, che in una lettera ha accusato il governo italiano di continuare a mantenere la Svizzera sulla lista nera dei paradisi fiscali e di impiegare metodi intimidatori per stanare i conti cifrati nelle sue banche. Per la Svizzera, infatti, la posta in gioco è altissima: gli incentivi per gli evasori "pentiti" contenuti nello scudo fiscale rischiano di riportare in Italia gran parte dei 150 miliardi parcheggiati nella Confederazione, mettendo ko un settore che nel solo Canton Ticino occupa 15mila persone. Il motivo che ha mandato su tutte le furie i banchieri elvetici è l'inserimento della Svizzera nella lista nera dei paesi in cui la regolarizzazione dei capitali sarà consentita solo riportandoli fisicamente in Italia. (28 ottobre 2009)
2009-10-27 Verifiche in 22 città sugli obblighi di comunicazione dei rapporti finanziari L'Agenzia delle Entrate: "Si è aperta la partita dei controlli" Fiamme Gialle, blitz antievasione Nel mirino le banche svizzere Fiamme Gialle, blitz antievasione Nel mirino le banche svizzere ROMA - Banche al confine con San Marino, filiali di banche svizzere o uffici bancari collegati a intermediari elvetici. Scattano i controlli contro l'evasione fiscale, portati avanti dagli agenti italiani del fisco e dalla guardia di Finanza. Nel mirino ci sono 76 operatori e il corretto adempimento degli obblighi di segnalazione dei rapporti con la clientela. Una pratica considerata "particolarmente importante dal Fisco italiano, soprattutto ai fini delle indagini in tema di evasione fiscale internazionale". L'attenzione degli 007, riferisce una nota, è puntata al "corretto adempimento degli obblighi di comunicazione all'Archivio dei rapporti finanziari, imposti alle banche ed altri intermediari finanziari, di tutti i rapporti intrattenuti con la clientela e delle operazioni svolte al di fuori di rapporti continuativi". Ad oggi l'Archivio censisce oltre 950 milioni di rapporti ed oltre 90 milioni di soggetti con operazioni extra-conto. Le comunicazioni devono avvenire, in via telematica, con cadenza mensile. Sono obbligati a effettuare le comunicazioni: le banche, la società Poste italiane Spa, gli intermediari finanziari, le imprese di investimento, gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le società di gestione del risparmio e ogni altro operatore finanziario. Si tratta, complessivamente, di circa 13.000 operatori. "Si è aperta - annuncia l'agenzia delle Entrate - la partita dei controlli che ha l'obiettivo di garantire il preciso e puntuale rispetto degli obblighi di comunicazione e, dunque, la completezza dei dati contenuti nell'Archivio dei rapporti finanziari". Ma le verifiche non finiscono qui. I "segugi" del Fisco, infatti, annunciano nuovi controlli. Le città del blitz Sono quasi tutte al nord, le 22 città in cui si trovano le banche visitate dalla Guardia di finanza nel blitz odierno. L'unica città del Mezzogiorno è Napoli. Le altre sono Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Lecco, Firenze, Pistoia, Prato, Roma, Treviso, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì, Ancona, Genova, Padova, Varese, Verona e Cuneo. (27 ottobre 2009)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-10-27
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-11-02 Scudo fiscale e perquisizioni. La Svizzera rompe con l'Italia di Lino Terlizzi commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 1 novembre 2009 Intervista del Sole 24 Ore al presidente della Confederazione Merz Controlli a tappeto del Fisco in filiali di banche svizzere
La Svizzera sospende i colloqui con l'Italia sull'accordo bilaterale per la doppia imposizione. Ad annunciarlo è Hans-Rudolf Merz, ministro delle Finanze e presidente di turno della Confederazione. "Per parte nostra eravamo pronti a ratificare l'accordo, ma ormai i negoziati con l'Italia sono congelati sino a nuovo ordine", ha detto Merz in una intervista al giornale domenicale elvetico SonntagsBlick. La doppia imposizione è lo strumento attraverso il quale la Svizzera fissa la sua adesione ai criteri Ocse contro l'evasione fiscale. Ne ha già siglati dodici e per questo è uscita dalla lista grigia dell'Ocse. C'è quindi un irrigidimento delle posizioni di Merz, che nei giorni scorsi, prima con una intervista a Il Sole 24 Ore, poi con la nomina di un consulente diplomatico nella persona del ticinese Renzo Respini, aveva lasciato intravedere la volontà di non sospendere i colloqui. La goccia che ha fatto traboccare il vaso delle tensioni, già in parte riempito dai contrasti sullo scudo fiscale italiano, è stata dal punto di vista svizzero l'operazione di perquisizione 76 filiali e uffici di banche elvetiche in Italia. Una operazione "discriminatoria", ribadisce Merz. Ci sono poi le segnalazioni sulla presunta presenza di agenti italiani in incognito sul territorio svizzero, voci che hanno portato tra l'altro il Comune di Chiasso a chiedere ai cittadini una collaborazione anti-spionaggio. "Non accettiamo di essere spiati, dobbiamo far capire a Roma che ci sono dei limiti", attacca Merz. La Svizzera, che si era già lamentata per il fatto di essere ancora nella lista nera fiscale italiana nonostante la sua uscita dalla lista grigia Ocse, e che dopo le perquisizioni aveva convocato l'ambasciatore italiano a Berna, "vuole sapere anzitutto a che gioco si gioca". Come si possono riprendere i colloqui? "E' il ministro Tremonti - afferma Merz - che deve spiegarlo. L'ultima discussione, quattro settimane fa, era come quella con Gheddafi (tra Svizzera e Libia è in corso da mesi uno scontro politico, ndr), fattuale e civile". "Aspetto di vedere - aggiunge il presidente della Confederazione - come Tremonti reagirà. Non vogliamo escalation, ma prepariamo misure eventuali. Non bisogna piegare la schiena davanti alle nazioni grandi". Merz ribadisce d'altro canto anche una adesione della Svizzera alla lotta all'evasione fiscale, che ha portato la Confederazione a siglare 12 accordi di doppia imposizione, come richiesto dall'Ocse. "Non tolleriamo l'evasione - dice Merz - e d'altronde la Svizzera ha siglato una intesa sulla tassazione del risparmio con l'Unione europea ed è pronta ad ampliare l'assistenza amministrativa sull'evasione stessa". Il presidente elvetico ricorda anche che la Svizzera ha aderito all'accordo internazionale contro le frodi fiscali, mentre l'Italia non lo ha ancora attivato. C'è dunque uno scontro ancora duro tra Berna e Roma, anche se non è escluso che piu' avanti i negoziati riprendano. Il ministro elvetico dell'Economia, Doris Leuthard, ai microfoni della radio della Svizzera francese ha peraltro espresso una linea piu' favorevole ai colloqui. "Bisogna cercare - ha detto la Leuthard - un dialogo con l'Italia. Non vogliamo che la Svizzera sia discriminata, vogliamo un trattamento corretto. Gli attacchi non risolvono alcun problema." 1 novembre 2009
2009-10-29 Scudo fiscale: il comune di Chiasso scatena la caccia agli agenti italiani di Alberto Annicchiarico 29 ottobre 2009
Wanted, ricercati. Non i banditi, però. Gli sceriffi. Complice l'inedito clima da guerra fredda tra Svizzera e Italia maturato all'ombra dello scudo fiscale, gli abitanti di Chiasso, città svizzera al confine con l'Italia, sono stati chiamati a collaborare con le autorità locali per smascherare eventuali investigatori del Fisco inviati da Roma e che agiscano in "clandestinità". L'iniziativa, per quanto sorprendente, è stata annunciata dal Comune ticinese a seguito di "diverse segnalazioni circa l'esercizio di attività d'inchiesta non autorizzate sul territorio cittadino". Pacifiche signore e signori Rezzonico potrebbero entrare in azione, quindi, per dare una mano alla polizia cantonale e agli agenti delle dogane. Non fosse che la Confederazione elvetica parrebbe non intenzionata ad avviare ritorsioni ancora più serie, ci sarebbe da stare in guardia. Sul piano verbale, tuttavia, l'artiglieria ha già alzato il tiro: soltanto ieri un consigliere di Stato del Ticino,il liberale radicale Gabriele Gendotti, non era andato per il sottile dichiarando di avere "indicazioni che il fisco italiano spia sui treni". Gendotti aveva poi spiegato alla Neue Luzerner Zeitung di non essere meravigliato dalle incursioni delle Fiamme gialle, giustificate dal bisogno di denaro da parte del governo italiano, alle prese con una grave crisi economica e con un forte indebitamento. Gendotti aveva poi puntato il dito contro lo scudo fiscale perché potrebbe violare le regole della libera circolazione dei capitali e le direttive europee sul riciclaggio di denaro. Arrivano, insomma, segnali sempre più evidenti dell'irritazione, anzi della "collera fredda" contro l'Italia, come l'ha definita il quotidiano La Tribune de Genève, per il recente blitz della Guardia di Finanza in 76 filiali italiane delle banche elvetiche. Qualcuno l'ha definita addirittura una "razzia" contro gli istituti di credito della Confederazione. Il foglio ginevrino ha riferito di una forte "indignazione soprattutto per i metodi utilizzati" dalle autorità italiane: controlli serrati alle frontiere, telecamere ai valichi e, soprattutto, odiose incursioni nelle filiali nel nostro paese. "Sappiamo bene che questi raid puntano solo a destabilizzare i clienti italiani delle banche svizzere per convincerli ad approfittare del condono fiscale", ha commentato al quotidiano Carlo Lombardini, avvocato ginevrino specializzato in diritto bancario. Non si può accusare l'Italia di voler recuperare i fondi dell'evasione fiscale, ma ha aggiunto il legale, "ciò che mi rattrista è vedere le nostre autorità federali lasciare che i loro istituti di credito vengano attaccati in questo modo". Gli svizzeri lamentano anche il fatto che l'Italia non si sia allineata alla decisione dell'Ocse di cancellare Berna della lista grigia dei paradisi fiscali. Peraltro, continuano i negoziati bilaterali per raggiungere un nuovo accordo di doppia imposizione. Ma il Dipartimento federale delle finanze, secondo la Tribune, si rifiuta di precisare se le attuali tensioni con Roma possano ritardare questo processo. Filippo Lombardi (Partito popolare democratico del Ticino), altro consigliere della camera dei Cantoni (il Consiglio degli Stati svizzero o Camera alta del Parlamento federale) ha chiesto la sospensione dei negoziati. Lombardi, che è anche presidente della delegazione che cura le relazioni con il Parlamento italiano, ha comunque avvertito, con una battuta velenosa, che bisogna prendere molto sul serio la posizione del ministro delle finanze italiano Giulio Tremonti: "È forse l'unico ministro delle finanze al mondo che nella sua precedente professione quale giurista finanziario ha lui stesso trasferito importanti somme sui conti svizzeri. Conosce quindi perfettamente l'argomento". Nel pomeriggio il ministro degli esteri italiano Franco Frattini ha comunque stigmatizzato il tenore della reazione di Berna. "Non penso - ha dichiarato - che il terreno delle misure e delle contromisure sia quello corretto. E le contromisure certamente non aiutano". L'Italia, ha concluso Frattini, "non ha alcun problema con la Svizzera. Abbiamo un'eccellente relazione, il resto è una questione interna di investigazione della Guardia di finanza" che "ha eseguito gli ordini impartiti". 29 ottobre 2009
2009-10-28 Scudo fiscale, Svizzera "sorpresa" per i controlli nelle filiali bancarie di Lino Terlizzi commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 28 ottobre 2009 Cambia il modello per la dichiarazione Scudo e controlli alle banche svizzere Berna convoca l'ambasciatore italiano Raid del Fisco, per banche svizzere "melodramma" strano Controlli a tappeto del Fisco nelle banche svizzere Al via i controlli sugli istituti nelle aree "calde" "La Svizzera ha espresso la propria sorpresa per queste procedure e in particolare per l'ondata di controlli fiscali condotti ieri". Questa la presa di posizione del ministero degli Esteri elvetico, dopo l'incontro nel pomeriggio con l'ambasciatore italiano a Berna, Giuseppe Deodato, convocato dal governo svizzero. "La Svizzera – aggiunge la nota – ha tenuto a far valere a che punto e in che contesto essa coopera con la comunità internazionale, gli Stati membri dalla Ue e in particolare l'Italia nelle vicende fiscali". La notizia della convocazione dell'ambasciatore italiano era emersa in mattinata, dopo la seduta del governo elvetico, che si è occupata anche dei rapporti con l'Italia e quindi anche del blitz attuato ieri contro 76 sedi di filiali italiane di banche svizzere da parte della Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle entrate. L'obiettivo dichiarato era il controllo dell'adempimento dell'obbligo di comunicazione sulle operazioni con la clientela, ma secondo il portavoce del governo di Berna, André Simonazzi, si è trattato di un'operazione attuata in modo chiaramente "discriminatorio". "La situazione ci preoccupa" ha detto il ministro degli Interni Pascal Couchepin, che ha parlato anche di "razzia" sempre a proposito del blitz contro gli istituti elvetici in Italia. André Simonazzi ha precisato che il governo sta seguendo da settimane il dossier italiano in vario modo collegato allo scudo fiscale. Lo stesso portavoce di Berna ha aggiunto che il ministro delle Finanze e presidente di turno della Confederazione, Hans-Rudolf Merz, resta in contatto con le autorità del Ticino, il cantone piu' toccato dal filone dello scudo fiscale. 28 ottobre 2009
2009-10-27 Scudo e controlli alle banche svizzere Berna convoca l'ambasciatore italiano di Lino Terlizzi 28 ottobre 2009 Resta alta la tensione tra Svizzera ed Italia nel capitolo dello scudo fiscale e dei controlli anti-evasione. L'ambasciatore d'Italia a Berna sarà convocato dal Governo elvetico, che gli chiederà conto del blitz attuato ieri contro 76 sedi di filiali italiane di banche svizzere da parte della Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle entrate. L'obiettivo dichiarato era il controllo dell'adempimento dell'obbligo di comunicazione sulle operazioni con la clientela, ma secondo il portavoce del Governo di Berna, André Simonazzi, si è trattato di una operazione attuata in modo chiaramente "discriminatorio". Il Governo svizzero si è occupato della vicenda durante la sua seduta di questa mattina e dopo la riunione è emersa la notizia della prossima convocazione dell'ambasciatore italiano da parte del ministro degli Esteri, la signora Micheline Calmy-Rey. La situazione "ci preoccupa" ha detto il ministro degli Interni, Pascal Couchepin, parlando sempre del blitz contro gli istituti elvetici in Italia. André Simonazzi ha precisato che il Governo sta seguendo da settimane il dossier italiano in vario modo collegato allo scudo fiscale. Lo stesso portavoce di Berna ha aggiunto che il ministro delle Finanze e presidente di turno della Confederazione, Hans-Rudolf Merz, resta in contatto con le autorità del Ticino, il cantone più toccato dal filone dello scudo fiscale. 28 ottobre 2009
Controlli a tappeto del Fisco in filiali di banche svizzere 27 ottobre 2009 (Imagoeconommica) Riciclaggio, dal crack Italease arresti tra Milano Alle banche 850 milioni dallo scudo fiscale Le risposte nella guida del Sole 24 Ore in vendita online Al via i controlli sugli istituti nelle aree "calde" Gli intermediari italiani assaporano la rivincita Settantasei filiali di banche svizzere e di uffici bancari collegati a intermediari elvetici o situati nei pressi di San Marino sono stati controllati, stamattina, da centinaia di agenti del Fisco. Nel mirino degli 007 il corretto adempimento da parte di banche e intermediari finanziari degli obblighi di comunicazione all'Archivio dei rapporti finanziari, imposti alle banche ed altri intermediari finanziari, di tutti i rapporti intrattenuti con la clientela e delle operazioni svolte al di fuori di rapporti continuativi. Si è così aperta, annuncia l'Agenzia delle Entrate, su un primo campione di soggetti a particolare rischio, la partita dei controlli che ha l'obiettivo di garantire il preciso e puntuale rispetto degli obblighi di comunicazione e, dunque, la completezza dei dati contenuti nell'Archivio dei rapporti finanziari. Informazioni che rivestono fondamentale importanza ai fini della lotta agli illeciti fiscali internazionali e, più in generale, del contrasto all'evasione. 27 ottobre 2009
Al via i controlli sugli istituti nelle aree "calde" di Antonio Criscione commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 27 ottobre 2009 Un piano di controllo per verificare la trasmissione all'archivio dei conti dei dati che gli intermediari sono obbligati a trasmettere all'anagrafe tributaria. Da quanto risulta al Sole 24 Ore i controlli, pronti a partire, dovrebbero interessare gli intermediari finanziari che hanno filiali nelle zone limitrofe ai cosiddetti "paradisi fiscali" vicini all'Italia (Svizzera, San Marino, Montecarlo) o in grossi centri di interesse economico finanziari. L'operazione arriverebbe così all'indomani della circolare dell'agenzia delle Entrate che ha fissato per le banche il compito di trasmettere all'archivio dei conti anche i dati relativi ai conti detenuti all'estero in filiali di banche italiane. Anche se al momento non risulta ancora se le Entrate abbiano fissato i tempi per la comunicazione dei dati di questo tipo in possesso degli istituti di credito. È verosimile che i dati raccolti dai verificatori saranno poi confrontati con quelli in possesso dell'anagrafe tributaria, per controllare infedeltà (totali o parziali) dei dati comunicati. In caso di violazioni, ovviamente, gli istituti si esporranno alle sanzioni previste dalla legge, che possono arrivare fino a 20mila euro (con il rischio di cumulo se le sanzioni dovessero essere inflitte da uffici fiscali diversi). In ogni caso un intervento di "vigilanza" sugli istituti di credito, in tempo di scudo fiscale, sembra destinato a dare forza allo strumento delle indagini finanziarie a cui sempre più l'agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza fanno riferimento per gli accertamenti dell'evasione fiscale. Con le indagini, infatti, è spesso facile trovare quegli "ulteriori elementi" che servono a corroborare un accertamento, sia esso fatto con lo strumento del redditometro o degli studi di settore. L'archivio dei rapporti con gli intermediari finanziari contiene, infatti, l'elenco di tutti i rapporti tra contribuenti e – appunto – intermediari. La banca dati non contiene direttamente il contenuto dei conti o degli altri rapporti, ma serve per individuare a chi gli organi verificatori devono rivolgersi fare un'indagine su un contribuente. Con le comunicazioni per via telematica, poi, l'acquisizione dei dati "concreti" ha tempi molto veloci. Gli stessi controlli dell'amministrazione finanziaria sono molto più rapidi perché un software elaborato a questo scopo "ripulisce" i dati dei conti da operazioni non sospette (per esempio pagamento di bollette e movimenti legati alla vita personale dell'"indagato"). Con il tempo, peraltro, l'archivio si è andato arricchendo di dati ulteriori rispetto a quelli originariamente previsti. Per esempio si sono aggiunte le deleghe su conti altrui e le operazioni fuori conto (di cui, però, viene comunicata solo la prima per ciascun anno, perché la "filosofia" dell'archivio è quella di essere un'anagrafe). E, successivamente, con l'apertura ai conti delle filiali di banche italiane all'estero (circolare 42/E del 2009, si veda "Il Sole 24 Ore" del 25 settembre), l'archivio ha messo le mani anche su dati finora "sconosciuti" all'amministrazione italiana. 27 ottobre 2009
Gli intermediari italiani assaporano la rivincita di Luca Davi 27 ottobre 2009 È un po' la loro (attesa) rivincita. Perché se è vero che i private banker italiani fino a oggi si sono visti sfilare - loro malgrado - la gestione dei patrimoni di molti clienti italiani da parte dei colleghi stranieri, svizzeri in particolare, ora gli equilibri si stanno invertendo. Costi contenuti e gestioni meno spericolate rispetto all'estero spingono molti clienti italiani a tornare con entusiasmo in Italia, "quasi pentendosi di non averlo fatto prima", ammette un banchiere. E non è solo una questione di vantaggi fiscali legati alla regolarizzazione dei capitali. Se oggi "imprenditori e famiglie si rivolgono con fiducia a banchieri e consulenti del nostro paese" – spiega Simone Rondelli, amministratore delegato di FourPartners, società di consulenza finanziaria indipendente specializzata in patrimoni familiari o imprenditoriali complessi – "è perché confidano in una amministrazione più attenta delle ricchezze". E pazienza se i ritorni ne risentiranno. Troppo bruciante è il rimorso di aver lasciato soldi in paesi "su cui però non è stato possibile esercitare un controllo al cento per cento", aggiunge Rondelli. Una distanza che spesso è costata cara. "Il fatto di non essere fisicamente vicini al patrimonio impedisce di monitorare la gestione, e quindi il rendimento, in maniera costante", conclude l'ad di FourPartners. "Un mix di fattori che, inquadrati in un generale calo delle performance, ha portato in taluni casi a gravi perdite". "Il fatto è semplice: ai professionisti italiani viene riconosciuta oggi maggiore oculatezza negli investimenti, una virtù che viene apprezzata da chi ha subìto dure perdite in passato", dice un consulente milanese. "Il sentiment è cambiato", gli fa eco Franco Aletti, consigliere delegato di Gbl Fiduciaria del Gruppo Leonardo: "È sempre più difficile tenere il patrimonio all'estero in un momento in cui si sono registrate situazioni negative". Se a ciò si aggiunge l'impatto emotivo che la lotta dei governi mondiali ai paradisi fiscali ha generato, si capisce perché lo scudo fiscale diventi la migliore occasione per rivalutare il merito dei professionisti italiani. Tanto che oggi chi si rivolge ai family office o ai private banker tradizionali chiede soprattutto una cosa: evitare scottature, altro che rendimenti a doppia cifra. "Per farlo proponiamo di cambiare anche l'approccio all'investimento, pensando non più solo alla suddivisione del portafoglio, che pure rimane elemento decisivo, ma anche introducendo l'idea di risk management del patrimonio, un elemento indispensabile dopo il tracollo dei mercati cui abbiamo assistito", aggiunge Rondelli. Gli operatori italiani, insomma, fiutano l'importanza del momento. Un'occasione non da poco per un comparto che dopo un paio d'anni critici potrebbe avere in mano il biglietto per il rilancio definitivo. Alla faccia dei colleghi stranieri. 27 ottobre 2009
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